Rome, Italy: February 22nd, 1986

MA UN CONCERTO NON E’ UN LP


“FORSE l’ ironia è già nel nome: “Prefab Sprout”, overo germoglio prefabbricato. In particolare, germoglio sta per la tenue, romantica ispirazione che è alla base delle canzoni del gruppo, mentre il prefabbricato indica l’ ulteriore sfacciata dimostrazione della superiorità del mercato musicale inglese, capace di creare gruppetti dal nulla e renderli protagonisti nel breve volgere di una stagione. In ogni caso, i Prefab girano per l’ Italia, subito dopo la doverosa apparizione sanremese, raccogliendo tanto pubblico giovanile, sempre più pronto a raccogliere immediatamente l’ invito delle nuove, anche piccole, star inglesi. Il gruppo appartiene alla recente generazione del rock, quella che non si pone più compiti movimentisti, ma casomai cerca di raffinare sempre di più le capacità di intrattenimento, con piacevolezze pop e romanticherie in ritmo. E per la verità si riescono piuttosto bene, soprattutto su disco, e in particolare per l’ album Steve McQueen, che attualmente circola un po’ dovunque, sulla cui copertina la band è ritratta a cavalcioni di una mitica vecchia “Triumph” dello stesso colore di quella che il famoso attore usa ne “La grande fuga”. Sapore di cinema, dunque, e di ripescaggi oldfashioned, sulla falsariga dei ben più nobili e intelligenti prodotti dagli Style Council, che sempre di più appaiono come capofila delle leve più recenti. Dal vivo, il discorso si fa più difficile. E’ dal vivo che l’ immaturità di questi nuovi gruppi appare per intero. In primo luogo perchè non hanno un repertorio sufficiente a dare un significato allo spettacolo, oltre al rifacimento pedissequo di quanto già hanno detto sul disco. E poi per una oggettiva mancanza di carisma, di tenuta scenica. Dal vivo suonano fin troppo bene, per essere così nuovi, ma non possono permettersi guizzi, impennate di alcun genere, così che nei momenti migliori si può solo notare quanto assomiglino alla registrazione fonografica. E, dopo poco, segue la noia. E su tutto aleggia un mistero irrisolto, ovvero la presenza sul palco della vocalist Wendy Smith che fa da spalla al leader tuttofare Paddy McAloon. Ma forse spalla è già un termine esagerato. La ragazza, in realtà, collocata sul palco in netta evidenza (così che ci si aspetterebbe un ruolo di primissimo piano), si muove appena con gesti di danza misurati fino ad apparire legnosi, e soprattutto non canta mai se non per doppiare in poche rarissime occasioni la voce del maschio per due o tre note al massimo, oltretutto tenute bassissime dal volume del missaggio, così da farci sospettare una totale indisposizione alla professione di cantante. Perchè allora? Di sicuro, per tutto il tempo, la bionda, esile Wendy ha egregiamente tenuto una sorta di pubbliche relazioni col pubblico, sorridendo, uno dopo l’ altro, a tutti gli spettatori presenti nelle prime file. Segni indubbi delle incertezze di un gruppo che deve ancora lavorare tanto per poter portare come si conviene il suo rock in giro per il mondo.”


GINO CASTALDO, la repubblica 26th February 1986

One thought

  1. Povero Gino Castaldo…..
    Non mi viene altro da dire, se non evidenziare di come lui sia rimasto un critico peracottaro “de noantri” e i Prefab abbiano avuto tutt’altre brillanti fortune rispetto a quelle che lui aveva intravisto e predetto in quella data di febbraio 1986.

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