Teatro Olimpico, Rome: November 19th, 1990

“Quite a long time passed, can’t remember everything in details, but some sensations of that gig, they will remain forever in my heart and in my mind.A group of four , we started by train from Naples to Rome to see this gig.The first song was Bonnie, a great beginning,the moment of the concert I remember better is “Goodbye Lucille nr1″, when Paddy screamed for the second time in that song”no you won’t” I had tears in my eyes, and the thrill it provoked to me I still feel again every time I listen to that song. At the end of the gig we reached the band out of the Theatre, Paddy had a hot smoking cup of tea in his hands,but first as I saw him I jumped to him letting tea falling.Paddy had a hand quite burnt, but we laughed about it, we all talked a few minutes about their lovely music, and eventually all the members of the band signed our tickets.After the concert we were invited to a rave from a group of young people that was also at the gig.an unforgettable day:no sleeping at all, just amazing music !”

Maria Capozzi


PREFAB SPROUT, VIVA IL POP D’ AUTORE

“SE E’ VERO che il rock di questo nuovo decennio si muove in mille direzioni diverse, la strada che hanno intrapreso i Prefab Sprout di Paddy McAloon è senza dubbio una delle più belle ed interessanti. Lo ha ampiamente confermato il concerto che la band britannica ha tenuto lunedì scorso a Roma, prima data di un brevissimo tour italiano che arriva all’ indomani della pubblicazione del loro nuovo lavoro discografico, Jordan the Comeback. Un concerto accolto da un pubblico non particolarmente numeroso, ma caldissimo. Ma si tratta davvero di rock? Se il genere ha degli stilemi e delle sonorità determinate, allora i Prefab Sprout non ne fanno parte, anzi il rock sembra completamente bandito dalla costruzione sonora delle canzoni scritte da McAloon, canzoni più vicine ad una tradizione che può mettere insieme Cole Porter e Lennon & McCartney, che riesce a coniugare Burt Bacharach e Jackson Browne con un originalità ed uno stile invidiabili. E’ musica pop, insomma, ma della migliore qualità, priva delle cadute commerciali del pop internazionale odierno, anzi talmente ben costruito e calibrato da risultare addirittura difficile ad un ascolto superficiale: lo stile di McAloon è ricco di citazioni raffinate, sfugge rigorosamente ai facili effetti, riesce a creare melodie semplici ed al tempo stesso a colpire l’ ascoltatore con una grazia sottile e sfuggente che rimanda necessariamente ad ulteriori ascolti. Il concerto è lo specchio di questo approccio singolare, non è un evento nel quale è possibile scoprire nuovi aspetti della musica del gruppo, anzi le esecuzioni dei brani risultano sostanzialmente uguali a quelle dei dischi, spesso addirittura semplificate rispetto agli originali. E’ solo un modo per prendere contatto con il pubblico, per proporsi senza mediazioni mettendo l’ accento sul sentimento e sulla comunicazione. McAloon ed i suoi non concedono nulla allo spettacolo, puntano piuttosto sui toni tenui, sulle variazioni minori, evitando ogni esplosione nella musica, creando piuttosto un unico ed affascinante flusso sonoro, che si apre con Michael e continua passando in rassegna le canzoni più note dei dischi del gruppo, come Appetite, I remember that, Joni Joni, Atlantis, King of rock’ n’ roll, Cars and Girls, When love breaks down, queste ultime due eseguite come bis. Del rock comunque i Prefab Sprout recuperano lo spirito, ne usano magnificamente l’ immaginario, citando Hendrix o Springsteen tra le letture necessarie per comprendere pienamente i sentimenti che animano le canzoni. E’ un modo brillante ed apprezzabile, proprio perché McAloon recupera quello che è ancora vivo dello spirito del rock, evitando però di ricalcare modelli e scenari consumati dal tempo.” 

ERNESTO ASSANTE, la repubblica, 23 November 1990

rome1990

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